Prevenzione e sicurezza sul lavoro: le analisi microbiologiche ambientali
Analisi microbiologiche: cosa sono e come sono effettuate
Negli ambienti di lavoro la prevenzione della diffusione di patologie microbiche è effettuata con l’ausilio d’indagini microbiologiche volte a determinare la presenza, sia sulle superfici sia nell’aria, di microorganismi potenzialmente patogeni per l’uomo. Per l’effettuazione dei test microbiologici devono essere eseguiti sopralluoghi e campionamenti ambientali, effettuati con strumentazione specifica, da parte di tecnici competenti.
La campionatura può riguardare sia le superfici, per valutarne pulizia e sanificazione, sia l’aria, per valutare la presenza di eventuali microorganismi aerotrasportati (con aerosol, polveri, micro- e nano-particelle di varia natura, emulsioni oleose) e quindi la possibile diffusione per via aerea di patogeni.
Finalità delle analisi microbiologiche in ambiente di lavoro
Il monitoraggio microbiologico è necessario, con diversi scopi, in tutti gli ambienti di lavoro. Le analisi microbiologiche condotte nelle sedi lavorative che prevedono un impiego diretto di specifici microrganismi sono svolte per valutare la bontà delle procedure messe in atto per prevenirne la diffusione, garantendo il mantenimento di una concentrazione microbica sotto i valori soglia stabiliti per legge.
Per quegli ambiti lavorativi che non prevedono invece la manipolazione microbica diretta, le analisi microbiologiche vanno comunque svolte, soprattutto nella frazione aerea, sia per valutare la qualità dell’aria sia per impedire la possibile diffusione, in ambienti affollati, di microorganismi patogeni che possono svilupparsi accidentalmente.
In tal caso viene prevalentemente determinata la carica batterica totale, che prevede la ricerca di microorganismi appartenenti a specie diverse, quali batteri psicrofili, capaci cioè di riprodursi a basse temperature (comprese tra 0 e 20° C), muffe e lieviti, indice questi ultimi, in compresenza di elevati livelli di polveri, di una scarsa ventilazione e, di conseguenza, di una cattiva qualità dell’aria.
Questi microrganismi (ed eventuali sostanze tossiche da loro prodotte) possono depositarsi, in seguito ad accumulo nell’ambiente, anche sulle superfici, rendendo possibile così non solo l’esposizione per via inalatoria ma anche per contatto o per ingestione.
Effetti delle contaminazioni microbiologiche in ambiente lavorativo
Gli effetti dei microorganismi che invadono l’ambiente lavorativo comportano, oltre alla più nota azione infettiva diretta, come nel caso della Legionella Pneumophila, anche lo sviluppo di fenomeni allergici (riniti, tosse, asma, febbre) e/o tossici, determinati da metaboliti microbici ad azione più o meno marcatamente citotossica.
In questo caso la sintomatologia riportata dal lavoratore è più aspecifica e di più difficile diagnosi ma comunque invalidante per l’attività lavorativa (cefalee, sonnolenza, irritazioni oculari e delle vie respiratorie, nausea eritemi e pruriti cutanei). Quest’ultimo caso si è verificato, ad esempio, in un un’azienda inglese leader nella commercializzazione di prodotti informatici in cui un gran numero di dipendenti presentava sintomi piuttosto aspecifici quali letargia (57%), riniti (47%), secchezza delle fauci (47%), difficoltà respiratorie (9%).
Il fenomeno si acuiva dopo accensione dell’impianto di raffreddamento/riscaldamento. Analisi microbiologiche condotte nell’ambiente lavorativo avevano reso evidente una massiva contaminazione dell’aria da parte di batteri e miceti. Il successivo intervento di riqualificazione dell’impianto di areazione, nonché il suggerimento di areare maggiormente i locali all’inizio e al termine della giornata lavorativa, ha permesso di riportare la situazione a livelli ottimali con miglioramento dell’ambiente lavorativo e, conseguentemente, della produttività aziendale.
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