Monitoraggio microbiologico negli ambienti di lavoro
Si è ormai consapevoli che esistono microrganismi aero diffusi, potenzialmente nocivi per la salute dell’individuo; di conseguenza, nell’ultimo ventennio, l’interesse nei confronti della contaminazione microbica dell’aria, è cresciuto a dismisura.
Il monitoraggio microbiologico ambientale
E’ un insieme di procedure atte a valutare l’effettiva concentrazione microbica nell’aria e sulle superfici di uso comune negli ambienti di lavoro, come ad esempio strumenti, indumenti, apparecchiature.
Per scegliere la più idonea, occorre principalmente distinguere la tipologia di ambiente lavorativo che si va a monitorare: nel caso in cui ci si trova di fronte a un’attività lavorativa dove è necessario l’uso di agenti biologici, ci si servirà di tecniche che ne consentano la rilevazione nell’aria e sulle superfici.
Al contrario, nel caso in cui l’uso deliberato di microrganismi non è presente, situazione in cui la contaminazione è considerata potenziale, per valutare l’idoneità dell’ambiente di lavoro in fatto di salubrità, è possibile applicare degli indici di contaminazione ambientale.
Sapere qual è la concentrazione microbica aero-dispersa, mi fornisce il dato indicante la qualità dell’aria di uno specifico ambiente di lavoro, mentre conoscere la contaminazione di superfici, in maggior misura di quelle di uso comune, mi fornisce importanti informazioni riguardo le procedure inerenti alla loro pulizia e sanificazione.
Cosa analizza il monitoraggio microbiologico ambientale
I substrati che il monitoraggio microbiologico ambientale analizza, sono diversi; aria, acqua, indumenti, apparecchiature, strumenti.
Procedure di analisi
Negli ambienti di lavoro, in genere, si pratica un campionamento dell’aria e delle superfici da lavoro che può essere attivo o passivo.
Qualora l’ambiente lavorativo da analizzare ha, al suo interno, gli agenti biologici che sono parte integrante del ciclo produttivo lavorativo, si eseguirà un monitoraggio degli agenti specifici in questione, e nell’aria e sulle superfici, affinché la presenza dell’agente biologico sia contenuta entro i livelli consentiti e per sincerarsi che, le metodologie praticate per mantenere il suo livello basso o nullo, siano realmente efficaci.
Accanto a tali ambienti di lavoro, ci sono quelli dove la presenza di un agente biologico potenzialmente patologico, è accidentale; in questo caso, è sufficiente valutare di volta in volta, il tipo di monitoraggio che si vuole applicare.
Cosa valuta il monitoraggio microbiologico
I microrganismi che generalmente il monitoraggio microbiologico ricerca, sono divisi in tre grandi gruppi: i batteri psicrofili, che vivono generalmente in ambienti umidi, la flora mesofita, indice di contaminazione sia umana che animale e le muffe e i lieviti, la cui presenza è, nella quasi totalità dei casi, legata a una eccessiva umidità e compresenza di polvere, dovuta a una scarsa ventilazione dell’ambiente di lavoro con conseguente cattiva qualità dell’aria.
Una buona areazione del luogo di lavoro è importante al fine di ridurre o annullare la loro presenza nell’aria in quanto alcune tra le muffe più comuni, sono responsabili di reazioni di ipersensibilità, reazioni allergiche, di patologie infettive, di intossicazioni.
Il monitoraggio può anche essere rivolto al rilevamento di altri microrganismi, quali lo stafilococco, la legionella pneumophila presente nell’acqua degli impianti idrici e di climatizzazione, entero-cocchi, fonti di contaminazione fecale.
Un adeguato monitoraggio microbiologico degli ambienti di lavoro riduce i rischi e offre al lavoratore, la possibilità di operare in tutta sicurezza.