La pergamena
Le biblioteche e gli archivi di tutto il mondo conservano innumerevoli testimonianze della storia umana registrate su libri e documenti di diversa natura. Il ruolo di tutti i conservatori è quello di prolungare il più possibile la vita di questi manufatti e ciò è possibile solo se si riesce a comprendere a fondo le diverse caratteristiche e necessità che ogni materiale possiede.
Una grande protagonista che per secoli ha prima preceduto e poi affiancato la carta come supporto di scrittura è la pergamena.
Questa deve i suoi natali alla città di Pergamo dove, secondo quanto scritto da Plinio sulla sua Naturalis Historia XIII, venne per prima eseguita la lavorazione della pelle animale per ottenere la pergamena poiché il faraone Tolomeo Epifanio aveva proibito l’esportazione del papiro dall’Egitto. Successivamente, a partire dal IV sec. d.C., la pergamena, dopo un lungo periodo in cui venne usata in parallelo al papiro, lo sostituì completamente.
Nel Medioevo questo tipo di supporto assunse il nome di charta, charta membrana o membrana e, creato a partire da pelli di vitello, capra, pecora o anche feti di agnelli (detta anche charta virginea e di particolar pregio data la sua qualità), era molto affidabile e resistente, oltre ad essere meno costosa rispetto al papiro creato quasi esclusivamente in Egitto.
Il foglio di pergamena, esattamente come quello di carta, può essere utilizzato su entrambe le facce che vengono denominate recto e verso per poterle distinguere meglio. Non è troppo raro imbattersi in codici detti palinsesti cioè manoscritti, o parte di essi, riutilizzati dopo che le loro pagine erano state raschiate per rimuovere il testo precedente.
Questa pratica era utilizzata per testi considerati di scarso interesse oppure per risparmiare sul processo di fabbricazione di un nuovo codice dato che il lavoro era impegnativo e abbastanza dispendioso (la pergamena costava meno del papiro ma molto più della carta).
Possiamo imbatterci in libri sia sotto forma di rotolo, nati per primi e costituiti da delle strisce di pergamena cucite tra loro sul lato più corto ed arrotolato, scritte su un solo lato, che sotto forma di codice, successivi ai rotoli e con meno dispendio di materiale dato che permettevano la scrittura su entrambi i lati delle pagine di pergamena che erano legate tra loro per formare dei fascicoli di diversa grandezza e spessore.
Questo tipo di supporto scrittorio però, nonostante le sue ottime proprietà, venne quasi totalmente sostituito dalla carta con la diffusione della stampa e sopravvisse solo per i documenti più solenni ed ufficiali ai quali era necessario assicurare una migliore durata.
La manifattura della pergamena
La pergamena è formata da fibre di collagene intrecciate tra loro e viene creata a partire dalla cute di un animale separando con una serie di procedure la parte centrale, chiamata derma, da quella più esterna (epidermide) e quella più interna (ipoderma). È questo a conferire due tipi di superfici diverse a questo tipo di supporto denominate fiore e carniccio (lato pelo e lato carne): sul primo è possibile intravedere i follicoli piliferi dell’animale, soprattutto lungo la linea della schiena, ed è presente una membrana vitrea, il secondo invece è più chiaro e liscio. Ovviamente, migliore è il trattamento a cui è sottoposta la pelle e minore è l’età dell’animale da cui proviene e meno visibile sarà la differenza tra i due lati del foglio.
È dal Medioevo che, a parte piccoli cambiamenti, il trattamento delle pelli per la creazione della pergamena rimane pressoché lo stesso (anche se può variare leggermente in base alla zona di produzione) e si suddivide in:
scuoiatura;
- conservazione grazie all’utilizzo di sale;
- rinverdimento, dove si fa riacquistare l’acqua che la pelle aveva in origine ma che aveva perso con la salatura e si esportano le sostanze e la sporcizia solubile in questo liquido;
- calcinazione in cui, attraverso un bagno nella calce spenta, viene indebolita la pelle ed asportati i grassi tramite una reazione chiamata saponificazione, oltre a favorire la successiva asportazione del pelo. Questa fase può variare da un minimo di una settimana, per le pelli più sottili, a un massimo di un mese;
- depilazione che si effettua manualmente attraverso un coltello a forma di mezzaluna non affilato per asportare i peli e l’epidermide;
- primo lavaggio nel quale si lascia la pergamena immersa in acqua per 3 o 4 giorni;
- la pelle viene montata su un telaio per stenderla e sottoporla al processo di scarnitura in cui viene eliminato l’ipoderma attraverso appositi coltelli prima di venire nuovamente lavata con acqua;
- l’essiccamento, sempre su telaio, è molto importante dato che nella pelle durante l’evaporazione dell’acqua le fibre di collagene si dispongono parallelamente le une alle altre, formano nuovi legami che rendono questo supporto particolarmente robusto;
- si rende infine la superficie più liscia con la levigatura attraverso l’utilizzo di una pietra pomice quando ancora la pelle è montata sul telaio.
Il foglio di pergamena
Come già detto in precedenza l’unità base della pergamena è il collagene cioè una proteina fibrosa molto stabile presente nei tessuti animali. Come tutti i composti di questo genere essa è costituita da amminoacidi legati tra loro da un particolare tipo di legame chiamato peptidico e poi organizzati in una conformazione spaziale specifica che porta alla formazione di una struttura chiamata fibrilla. Più fibrille legate assieme formano le fibre e sono queste che, legate tra loro attraverso legami ad idrogeno, costituiscono il foglio di pergamena.
Questa composizione ha garantito ai libri e ai documenti, in normali condizioni di conservazione, di resistere molto bene all’uso e al deterioramento mostrando quanto questo materiale sia più resistente ed affidabile della carta.
Dipendentemente dalla grandezza del volume e dalla pelle dell’animale usato, si potevano ricavare da un unico capo uno o più fogli i quali presentavano (tra di loro e anche rispetto ad altri ricavati da altre pelli) una visibile disomogeneità nel peso, nello spessore, nella rigidità, nella frequenza di follicoli piliferi più o meno visibili… e questo è dovuto al fatto che la pergamena è un prodotto artigianale ricavato da animali che presentano caratteristiche molto diverse gli uni dagli altri come età, peso e sesso.
Sul foglio di pergamena è possibile distinguere diverse zone dell’animale come la linea della schiena (la parte più robusta e spessa della pelle, scura e con un’alta concentrazione di follicoli piliferi sulla parte pelo), gli scalfi (le zone dove si trovavano le zampe), la spalla, l’anca, il collo… ed ognuna di esse presenta un suo spessore e robustezza. Va inoltre ricordato che in molti libri non è raro incontrare dei bordi irregolari, non coincidenti con la grandezza delle altre pagine, chiamati lisière e dovuti all’impossibilità di essere precisi nella creazione di un codice utilizzando delle misure a cui dobbiamo forzatamente sottostare e che non possiamo decidere noi come nel caso della carta (è anche per questo che, per i libri cartacei, si parla di formati standard mentre per quelli pergamenacei le misure vengono riportate in millimetri).
La pergamena possiede un’altissima igroscopicità il che la rende molto sensibile all’umidità presente nell’atmosfera e la porta a mettersi in costante equilibrio con l’acqua dispersa nell’ambiente. Una maggiore o minore quantità interna di questo liquido influisce su peso, dimensioni, rigidità e flessibilità. Più la pergamena è umida e maggiore è il suo peso e le sue dimensioni, oltre ad essere più flessibile, mentre se non possiede un adeguato contenuto di acqua le fibre tendono a contrarsi rendendo il foglio leggermente più piccolo leggero, ma anche più fragile.
Le miniature
Su libri e documenti di particolar pregio non è raro trovare miniature o illustrazioni a tutta pagina che possono riportare diversi soggetti e scene di vita, mostrando a volte anche veri e propri lavori come quello del miniaturista o la fabbricazione di un codice a partire dalle fasi preparative della pergamena fino alla rilegatura e non solo immagini legate all’ambiente liturgico.
Questi tipi di decorazioni sono molto delicate dato che sono costituite dalla pellicola pittorica e l’eventuale strato preparatorio sottostante ed entrambi questi componenti interagiscono con il supporto, la pergamena, il quale non è omogeneo quanto la carta e viene influenzato molto dall’umidità ambientale dilatandosi e restringendosi, rischiando a volte di staccare addirittura la pellicola colorata.
Lo strato preparatorio della miniatura, quando è presente, si applica alla fine di un’ulteriore sgrassatura con allume e raschiatura con pietra pomice, per rendere la superficie della pergamena sufficientemente ruvida, e consiste nell’utilizzo di gesso o creta uniti a colla di pesce o gomma arabica.
I colori utilizzati nelle miniature sono composti da due parti: il pigmento, come la porpora ricavata da particolari molluschi presenti nel Mediterraneo (più propriamente detto colorante, di natura organica) o il turchese dai lapislazzuli (vero e proprio pigmento, inorganico), ed il legante. Questo secondo componente può essere un polisaccaride, zuccheri semplici legati tra loro un determinato numero di volte, o una proteina, come ad esempio la gomma arabica se di natura vegetale o la colla di pesce e il tuorlo d’uovo se si natura animale, e viene unito al pigmento per permetterne la stesura e l’adesione. È da tenere ben presente che i leganti, essendo sostanze organiche, sono facilmente attaccabili da microrganismi quali batteri e funghi e, alcune volte, nelle preparazioni veniva aggiunta anche canfora o ammoniaca per rendere le miniature meno appetibili ai microrganismi.
A volte, sui manufatti più preziosi, ci si può imbattere anche nell’utilizzo della foglio d’oro che veniva applicata dopo aver preparato la superficie della pergamena con colla e altre sostanze organiche per migliorarne l’adesione.