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La composizione della carta e il suo deterioramento – 1° parte

La carta è un bene ancora essenziale, sopravvissuto e arrivato fino a noi dopo secoli e secoli di storia ed evoluzione. Nonostante la nostra epoca ci veda sempre più in contatto con la tecnologia e i computer, quasi mai queste apparecchiature hanno sostituito totalmente l’uso della carta nella vita quotidiana, senza contare le innumerevoli collezioni di libri e documenti antichi. Questo ci mette di fronte ad un problema: come conservare questo bene?

 

La natura e composizione della carta

La prima cosa importante da tenere a mente è che quando si parla di carta si ha a che fare con un materiale di origine organica che, con il passare del tempo, va incontro a delle modificazioni sia estetiche che strutturali che possono comprometterne gravemente la fruizione. Il nostro compito sarà quindi quello di garantire al nostro documento o libro un ambiente e delle condizioni adatte per migliorarne la conservazione e prolungarne il più possibile la vita.

Verrebbe da pensare che la carta moderna sia più resistente di una antica, ma questo non è affatto vero. Un foglio con una superficie particolarmente liscia e bianca, esteticamente piacevole e che metta in risalto il testo, necessita di trattamenti più aggressivi per garantirne le caratteristiche desiderate, esponendo la carta a maggiori problemi di conservazione.

Possiamo utilizzare come spartiacque per differenziare la carta antica da quella moderna il 1800, data in cui si comincia ad utilizzare un impasto di legno, paglia e cereali come materia prima, per far fronte all’elevata domanda di questo bene, al posto di una pasta che utilizzava stracci e fibre tessili dall’alto contenuto di cellulosa quasi del tutto pura, ma difficili da reperire.

Quest’ultima è un composto organico presente in varie parti delle piante e rappresenta l’unità di base della carta, sia che essa sia antica o moderna. Essa, nel corso del tempo, va incontro a un fenomeno chiamato degrado, cioè subisce un mutamento sia fisico che chimico.

 

Il degrado della carta

Non tutti i tutti i tipi di carta vanno incontro allo stesso modo a questi processi di invecchiamento; questi dipendono dalla modalità di fabbricazione, dalla natura delle sostanze presenti nel foglio di carta aggiunte per vari scopi, alla percentuale di cellulosa presente nell’impasto iniziale e all’ambiente di conservazione.  E’ questo l’insieme di fattori, di cui però possiamo controllare solo l’ultimo, che determina lo stato finale del nostro materiale.

Le carte moderne, derivate dalla pasta legno, necessitano di un numero maggiore di trattamenti con sostanze chimiche aggressive per allontanare gli elementi incrostanti dalla cellulosa, come la lignina e le emicellulose, e questo comporta una minor lunghezza della nostra unità base e conseguentemente una maggior fragilità del foglio di carta.

A questo problema, poi si aggiungono i trattamenti di sbiancamento e l’inchiostro usato per scrivere che, se di natura acida, può recare un considerevole danno con il passare del tempo. E’ un tipo di carta che necessita una particolare attenzione ai fini della buona conservazione.

Sono due le reazioni che causano il degrado della carta: l’idrolisi e l’ossidazione. Anche se con meccanismi diversi, entrambe causano la frammentazione delle catene di cellulosa ed avvengono naturalmente già nell’impasto iniziale di lignina e cellulosa, ma sostanze come la colofonia e l’allume, usate per la collatura, e prodotti per lo sbiancamento, come l’acqua ossigenata o l’ipoclorito di sodio, ne aumentano ulteriormente l’incidenza.

Ora che abbiamo compreso quanto già la carta in sé sia fragile, è bene portare l’attenzione sul luogo in cui decidiamo di riporre i nostri libri e documenti il quale ha un’enorme importanza da un punto di vista conservativo.

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